Capitalismo sociale 5.0. La cooperazione come leva di sviluppo e innovazione
Un progetto per rafforzare il legame tra banche di credito cooperativo e imprese mutualistiche, costruendo un modello di sviluppo fondato su collaborazione, sostenibilità e capitale umano. Ne parlano Francesco Polo (Federazione del Nord Est) e Daniela Galante (Confcooperative Veneto)
Dott. Polo, come nasce l’idea di Capitalismo Sociale 5.0 e perché proprio oggi se ne sente la necessità?
«L’idea di Capitalismo Sociale 5.0, il progetto promosso da Federazione del Nord Est e Confcooperative Veneto, con il sostegno di Fondosviluppo e la collaborazione di Salone d’Impresa e Irecoop Veneto, nasce dalla convinzione che la cooperazione possa essere non solo un modello economico efficace, ma anche una leva di coesione e innovazione per i territori. Vogliamo stimolare nuove sinergie tra chi rappresenta il tessuto produttivo mutualistico locale e chi ne è il partner finanziario, affinché questa relazione diventi un elemento propulsivo di sviluppo condiviso.
In un contesto di forte incertezza globale – caratterizzato da instabilità economica, conflitti, emergenze ambientali e rapidi cambiamenti tecnologici – il mondo cooperativo è chiamato a confrontarsi con sfide decisive come digitalizzazione, sostenibilità, cambiamenti demografici e nuovi modelli di business collaborativi. Capitalismo Sociale 5.0 nasce per anticipare questi scenari e trasformarli in opportunità».
Perché avete scelto il nome “Capitalismo Sociale 5.0”? Cosa rappresenta il “5.0”?
Ancora Francesco Polo spiega: «Rappresenta l’evoluzione di un nuovo capitalismo sociale, concetto proposto dal professor Ferdinando Azzariti, presidente di Salone d’Impresa, che lo descrive come una profonda trasformazione delle persone e delle organizzazioni coinvolte nel sistema cooperativo. Il capitalismo sociale, secondo Azzariti, si articola in quattro direzioni precise: sociale, locale, etica ed economia, elementi che coesistono in equilibrio e trovano nelle persone il loro collante.
Il simbolo del progetto è un aquilone, che con i suoi quattro lati rappresenta queste quattro dimensioni dello sviluppo umano. L’aquilone è condotto dall’uomo, che le governa e le armonizza in volo, pronto a farlo atterrare nella realtà quotidiana. È un’immagine che richiama l’interdipendenza dei quattro elementi fondamentali dello sviluppo, perché riguarda tutti noi».
Quali benefici concreti vi aspettate per i territori del Veneto?
Risponde Francesco Polo: «Il progetto mira a sviluppare una nuova cultura cooperativa e industriale attraverso la cross fertilization tra il mondo bancario cooperativo e quello dell’impresa mutualistica, creando una rete solida e occasioni di incontro e business matching. I primi incontri a Venezia, Padova e Vicenza hanno confermato la bontà dell’iniziativa, generando contatti positivi tra cooperative e banche. Prevediamo circa 500 partecipanti, la presentazione di 50 buone pratiche, 100 opportunità di business matching e il trasferimento di almeno cinque competenze chiave. Con questi risultati vogliamo trasformare le sfide attuali in opportunità concrete di sviluppo, promuovendo uno sviluppo economico e sociale sostenibile».
Perché è importante che il dialogo tra mondo bancario e mondo cooperativo venga reso strutturale?
Prosegue Francesco Polo: «Il primo passo è riconoscersi come parte dello stesso movimento. Le banche di credito cooperativo sono società cooperative e il dialogo con le imprese cooperative è fondamentale per uno sviluppo autentico e duraturo. Riconoscersi parte della stessa comunità significa affrontare insieme temi sempre più attuali: digitalizzazione, intelligenza artificiale, sostenibilità, equilibrio demografico e passaggio generazionale. L’obiettivo è creare nuove sinergie, raccogliere esigenze formative, mettere in rete esperienze e competenze, perché uno sviluppo autentico deve
partire dalle persone, dalla fiducia e dalla capacità di generare valore reciproco. È il momento di compiere gesti innovativi e di guardare al bene comune, che è il fine ultimo dei nostri statuti societari».
Dott.ssa Galante, in che modo l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie possono aprire nuove strade al mondo cooperativo?
«L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie possono liberare il potenziale umano dai compiti ripetitivi, dando spazio alla creatività e all’innovazione. Oggi circa un quarto dei lavoratori italiani utilizza strumenti di IA nel lavoro quotidiano, con un’incidenza ancora maggiore tra i giovani. Le esperienze delle cooperative padovane dimostrano come l’IA possa snellire i processi, colmare il divario digitale e migliorare l’efficienza organizzativa. La cooperazione gioca un ruolo decisivo affinché l’IA resti al servizio delle persone, riducendo i rischi di esclusione e valorizzando il lavoro come leva di crescita inclusiva, anche attraverso la formazione».
Il passaggio generazionale è spesso un tema sfidante per le imprese: come viene affrontato dalle cooperative?
Spiega Daniela Galante: «Il tema del primo incontro, svoltosi a Venezia, è stato proprio il passaggio generazionale, una sfida cruciale per il mondo cooperativo. Non si tratta solo del passaggio da fondatore a erede, ma di un processo che coinvolge gruppi di persone e più generazioni al lavoro. È emerso come i giovani cerchino coerenza tra formazione e attività, equilibrio vita-lavoro e retribuzioni adeguate, senza rinunciare al valore di contribuire al bene comune. La sfida è integrare la cultura partecipativa dei fondatori con le nuove priorità delle generazioni emergenti, attraverso strategie condivise e modelli di governance inclusivi.»
In che modo i risultati di questo percorso potranno incidere concretamente sul tessuto economico regionale?
Conclude Daniela Galante: «Ci aspettiamo un rafforzamento del modello cooperativo come motore economico e leva di coesione e innovazione. Attraverso la diffusione di nuove culture e la condivisione di buone pratiche, miriamo a incrementare competitività e capacità innovativa. Gli appuntamenti provinciali favoriranno nuove sinergie e opportunità di business, mentre l’attenzione all’innovazione responsabile, incluse le applicazioni dell’IA, guiderà lo sviluppo in un’ottica di sostenibilità e inclusione. Con Capitalismo Sociale 5.0 vogliamo dotare le imprese cooperative di strumenti concreti per affrontare le sfide future, mettendo al centro persone, fiducia e valore reciproco. La pubblicazione di un libro e di una serie di podcast, infine, offrirà modelli e ispirazioni per l’intero ecosistema cooperativo regionale, contribuendo alla crescita economica e sociale del Veneto».




