Confartigianato Imprese Vicenza: persone al centro. Il futuro delle imprese venete
Il capitale umano resta la sfida decisiva per le imprese venete. Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, racconta come trasformare il mismatch di competenze in un’occasione di crescita: dall’alleanza con scuole e ITS, ai progetti di orientamento per i giovani, fino al ruolo dei lavoratori senior e dei pensionati artigiani nella trasmissione del sapere.
In un Paese che fatica a colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro qualificato, il tema del capitale umano si conferma cruciale per la tenuta e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale. Il Veneto, regione tra le più dinamiche d’Italia e culla di un artigianato diffuso che da sempre rappresenta il cuore dell’economia locale, non fa eccezione: secondo le stime di Confartigianato, nel 2023 la carenza di competenze ha generato una perdita di valore aggiunto pari a 1,432 miliardi di euro. Una cifra che fotografa un quadro critico, potenzialmente in grado di frenare la transizione delle imprese verso il futuro, ma che al contempo apre la strada a una sfida culturale e organizzativa: trasformare la precarietà di risorse qualificate in un’occasione di rinnovamento.
In questo scenario Confartigianato Veneto, attraverso un sistema di servizi, progetti e iniziative formative, ha scelto di investire sulla centralità delle persone, promuovendo percorsi di orientamento per i più giovani, strumenti innovativi di mappatura delle competenze e modelli di trasmissione del sapere artigiano tra generazioni. Un impegno che trova voce nelle parole di Gianluca Cavion, Presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, intervistato da Veneto Economy.
Il mismatch di competenze – come accennato poc’anzi – sta portando a una perdita massiccia di valore aggiunto. In che modo le aziende possono trasformare questa emergenza in un’opportunità? Quali sono le priorità d’intervento?
“Occorre avviare un dialogo più stretto con le istituzioni scolastiche e formative. Nel nostro territorio la rete degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) offre una formazione coerente con le esigenze del tessuto produttivo: due anni post diploma, con formazione in realtà del territorio, che restituiscono giovani preparati e già ’conosciuti’ dalle imprese. Come Confartigianato siamo tra i primi promotori di questi percorsi. Portiamo inoltre avanti iniziative come Il talento porta lontano e l’Academy: la prima aiuta i ragazzi a compiere scelte consapevoli sulle scuole superiori o post diploma; la seconda avvicina i più giovani all’artigianato attraverso laboratori e attività nelle scuole, fin dall’infanzia. Sono previsti anche momenti di formazione per insegnanti e genitori, oltre a visite in azienda: tutte attività coordinate dal nostro Ufficio Scuola”.
Il progetto “Obiettivo Capitale Umano” offre strumenti come la mappatura delle competenze e la valutazione del potenziale. Quali benefici pratici hanno riscontrato le aziende che vi hanno aderito?
“In Confartigianato, gli associati trovano servizi innovativi di misurazione delle competenze interne, codifica dei ruoli aziendali, selezione e ricerca del personale, fino a strumenti di fidelizzazione, grazie a partnership con leader di mercato delle risorse umane. Questo approccio consente di attivare profili di crescita, applicare piani di welfare e migliorare il clima aziendale, riducendo il turnover”.
Le PMI faticano a reperire personale qualificato (circa il 54% secondo Confartigianato Vicenza). Come può cambiare la cultura aziendale per diventare più attrattiva verso i talenti, migliorare il coinvolgimento e trattenere le risorse nel medio-lungo termine?
“Le imprese devono dare massima priorità al miglioramento delle prestazioni e dell’impegno dei dipendenti, ciò che oggi viene definito talent management. Quando i collaboratori si sentono apprezzati e hanno reali opportunità di crescita, sono meno propensi a cambiare azienda. Questo approccio permette di risolvere in parte il problema del reperimento delle risorse umane: valorizzare le competenze interne permette infatti di ridurre le nuove assunzioni e i relativi costi. Spesso si tende a pensare che una persona sia facilmente sostituibile, ma esperienza e dedizione – peculiarità di ogni lavoratore – sono fondamentali, costituiscono il vero know-how aziendale. La convinzione che siano le persone a fare la differenza in un ambiente competitivo porta le aziende a vedere il capitale umano come una risorsa importante, tanto quanto il capitale finanziario, che deve quindi essere attratto, sviluppato, mantenuto e monitorato. Va da sé, che investire sulle performance individuali si traduce in un investimento sulle performance aziendali: ciò permette di raggiungere gli obiettivi prefissati con ricadute positive anche sulla soddisfazione dell’utente finale. Prima di pensare a un’assunzione esterna, è utile dunque verificare, tramite la mappatura delle competenze, se la risorsa migliore non sia già presente in azienda. Per questo è fondamentale saper individuare i ruoli strategici, codificarli con una “job description” e abbinarvi le competenze ideali. A quel punto si potrà procedere con una misurazione di quelle a propria disposizione, evidenziando il gap esistente. Per colmare la distanza, il primo passaggio è sempre la formazione mirata a orientare le competenze del dipendente in un processo di reskilling”.
Il capitale umano non si esaurisce nei giovani: quali strumenti possono valorizzare le competenze e l’esperienza dei lavoratori senior, affinché diventino risorsa attiva nella trasmissione del saper fare artigiano?
“Un esempio è il progetto Da Uno a Molti del Cesar – ente di formazione di Confartigianato Vicenza – finalizzato a ’costruire un ponte’ tra generazioni. L’iniziativa, realizzata con il sostegno della Regione Veneto, ha favorito il confronto tra generazioni di imprenditori, accompagnando le aziende nella transizione verso il futuro. Oggi nelle imprese – per effetto delle dinamiche demografiche e della veloce progressione della tecnologia – convivono anche tre o quattro generazioni, con competenze e necessità molto diverse. Da un lato c’è l’esperienza, dall’altro la conoscenza legata alle nuove tecnologie: la sfida è far dialogare le generazioni e favorire la trasmissione di competenze utili per una crescita complessiva.
Proprio per questo, il progetto si è articolato in seminari, tavoli di confronto, attività di mentoring e percorsi formativi, con l’obiettivo di creare uno spazio di crescita condivisa, dove l’esperienza dei senior ha potuto incontrare l’energia e le competenze digitali delle nuove generazioni.
Sempre il Cesar promuove la Leadership Academy, per supportare gli imprenditori nella gestione delle risorse, e numerosi percorsi di politiche attive, dal GOL alle Work Experience, finalizzati a qualificare o riqualificare persone disoccupate, in funzione delle esigenze delle imprese artigiane. In questi anni hanno attivato percorsi per impiantisti, idraulici ed elettricisti, per profili amministrativi e accoglienza clienti, sartoria, manutentore del verde, grazie al costante rapporto con le aziende”.
Guardando al futuro, quale ruolo possono avere i pensionati artigiani nella transizione del tessuto produttivo veneto?
“Sono un prezioso substrato di valore per il capitale umano di oggi e di domani L’Anap, Associazione Pensionati Artigiani, lo dimostra. È una realtà molto attiva nel vicentino che è stata coinvolta nei progetti del Cesar, proprio in virtù delle testimonianze preziose che i ’vecchi artigiani’ possono offrire ai giovani. Con Passi Plus, tredici Maestri Artigiani hanno scelto di mettere a disposizione professionalità, talento ed esperienza, per formare persone in cerca di occupazione. Si tratta di professionisti che hanno conseguito il titolo regionale di Maestro Artigiano, sia tramite candidatura diretta, sia attraverso un percorso formativo”.




