Il Comitato per l’Imprenditoria Femminile di Padova promuove progetti per il sostegno delle donne imprenditrici, come certificazioni e iniziative contro la violenza di genere, favorendo un ambiente inclusivo e sostenibile. Ne abbiamo parlato con la sua presidente Elena Morello
L’impresa femminile contribuisce al successo dell’economia nazionale: ma quali sono i progetti che coinvolgono direttamente le imprese femminili padovane? Per scoprirlo abbiamo intervistato Elena Morello, attuale
presidente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile in Camera di Commercio Padova. Il Comitato è formato da 12 donne provenienti da diverse realtà – Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Sindacati, Libera Professione –, uno spaccato eterogeno, che offre la possibilità di conoscere tutti gli ambiti di Padova e provincia.

Come è nato il Comitato per l’Imprenditoria Femminile in Camera di Commercio Padova? Qual è la sua principale visione?
«Il Comitato nasce negli anni Novanta da un protocollo di intesa tra quello che un tempo era il MISE e l’unione delle Camere di Commercio italiane. Non è sempre stato facile portare avanti questo organismo satellite della Camera di Commercio. Nel nostro caso, a Padova è stato ripristinato 4 anni fa, nel 2020, dopo un periodo di breve sospensione.
Successivamente, in tutta Italia sono state ripristinate tutte le sedi che si occupano della promozione, del supporto e dello sviluppo dell’imprenditoria femminile; un ripristino dovuto anche, probabilmente, all’attenzione dell’Unione Europea sulla parità di genere, sul ruolo della donna nel mondo imprenditoriale e su quanto l’impresa femminile contribuisca al successo dell’economia nazionale del paese. A Padova, il Comitato è stato ripristinato nell’ottobre 2020 e io ho avuto la possibilità di presiedere a quel mandato, grazie al rinnovo dello scorso settembre oggi ho l’opportunità di proseguire progetti iniziati 4 anni fa che continuano a dare sviluppi».
Sono diversi i progetti che vedono impegnato il Comitato, dalla Certificazione della parità di genere al progetto Donne per la Green Economy, dal progetto Road show al progetto Violenza di Genere – 2024 (ora rinnovato per il 2025), programmi che vedono le donne protagoniste del loro futuro. Può raccontarci brevemente come nascono questi progetti, come si sviluppano e a chi sono rivolti?
«Come dicevo, sono progetti che seguo personalmente da quattro anni, questo mi ha permesso di garantire la continuità, migliorare le idee e i bandi. Road show, ad esempio, è un progetto che si rivolgeva, all’epoca del covid, alle donne imprenditrici nei centri storici, un intervento per la valorizzazione dei centri padovani in un’ottica di imprenditorialità femminile. Il progetto proponeva alle donne imprenditrici un questionario scritto e interviste video per raccogliere informazioni utili, oggi a disposizione della Camera di Commercio.
Questo progetto ha permesso alle donne intervistate, rappresentanti di tutte le donne che fanno impresa, di dialogare con le amministrazioni comunali con l’obiettivo di capire come si potevano mettere assieme le due realtà. Le problematiche riguardavano il periodo del covid all’interno dei centri storici: Montagnana, Este, Arquà Petrarca. Oggi il progetto continua ma con un’ottica diversa, post covid, permettendoci di fare un confronto tra esigenze, azioni, cosa è
stato fatto, per progettare nuovi interventi in diversi Comuni come Abano Terme, Montegrotto, Conselve. Oggi cerchiamo di estendere il progetto a tutte le realtà comunali sempre con l’obiettivo di mettere in contatto le imprese femminili con le amministrazioni comunali per promuovere un ambiente favorevole, inclusivo e sostenibile per le donne imprenditrici.
Un altro progetto è la lotta contro la violenza di genere che continua a riscuotere molto successo: la violenza non colpisce per categoria sociale o età, colpisce tutti, anche sui luoghi di lavoro. Già dagli anni scorsi, il comitato ha provato a sensibilizzare le imprese proponendo diversi percorsi di formazione. Ci siamo rivolte in particolare alle Risorse Umane, uffici a cui un collaboratore si rivolge in caso di disagio. La formazione era mirata a
riconoscere il linguaggio sessista e le diverse forme di violenza. Quest’anno il progetto procede con la cooperativa Relazioni Positive e intende aiutare le aziende a intervenire di fronte a una richiesta di aiuto.
Propone, inoltre, una particolare apertura per le differenze sessuali che possono portare a diverse forme di violenza. Un altro progetto a cui tengo molto è Donne che fanno agricoltura, nato come Vino, donne e canto; inizialmente il progetto si rivolgeva alle donne del mondo del vino, oggi apre le sue porte alle donne in agricoltura. Donne che lavorano tanto ma hanno meno spazio, donne laureate, che per passione affiancano l’azienda di famiglia o ne creano una nuova, e hanno portato la comunicazione a nuovi livelli, progetti di comunicazione integrata originali e innovativi».
Guardando al prossimo futuro, Premio Quarzo Rosa per nuove imprese femminili è un Bando promosso dalla Camera di Commercio di Padova e dal Comitato Imprenditoria Femminile, un’iniziativa aperta alle imprese femminili padovane attive da non più di 24 mesi, ma anche a idee future di impresa. Nel mese di settembre sono state selezionate le 5 start up che accederanno a dei benefici: quali sono i requisiti per partecipare e quali i benefici in palio?
«Il nome si collega a un altro progetto organizzato con le scuole secondarie di secondo grado della provincia di Padova, che hanno contribuito attivamente alla creazione di un brand figurativo e un nome depositato in Camera di Commercio:
Quarzo Rosa. Il nuovo marchio rappresenta il simbolo della lotta alla violenza di genere che coinvolge anche il mondo dell’impresa grazie ai percorsi che rendono libere le donne e le ragazze per creare una loro indipendenza lavorativa e professionale.
Il bando riguarda le start up aperte da non più di 24 mesi a conduzioni femminile, o con una maggioranza femminile, per promuovere la cultura imprenditoriale e favorire la crescita economica e l’occupazione a Padova e provincia. Il premio prevede una formazione intensiva in start up d’impresa, per le prime cinque classificate, sei mesi di incubazione per l’idea di futura impresa vincitrice, con supporto per la redazione di un business plan; quattro mesi di formazione per sviluppare la strategia aziendale, per imprese già esistenti da non più di 24 mesi».
Quali sono i principali cambiamenti nell’imprenditoria femminile che ha visto evolvere durante la sua carica di presidente?
«Ho a mia volta un’impresa, sono socia unica di me stessa da 12 anni, vedo che le cose stanno cambiando: da un lato sono sempre di più gli ambienti a condizione femminile, dall’altro sempre più donne inseguono un sogno di emancipazione e si rimettono in gioco. Eppure, ancora oggi le donne devono lottare tra equilibrio famigliare e lavoro. Inoltre, molte donne evidenziano come sia difficile accedere ai finanziamenti, al reddito.
Il Comitato è molto concreto verso le richieste delle donne di oggi: offriamo sostegno alle madri e forniamo sportelli dedicati per aiutarle anche in ambito finanziario. È cambiata non tanto la mia visione quanto le opportunità, e a queste nuove opportunità ha contribuito anche il covid mentre il Pnrr ha accelerato iniziative, bandi, ponendo una continua attenzione sulla figura femminile e sul nostro voler fare impresa. Crescere, emanciparsi, per combattere anche la violenza. Quello che era una mission istituzionale è diventata una mission personale e quindi cerco di diventare la mia passione in questo ambito».
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