Un accordo quadro a tutela del lavoro, Confcooperative Belluno e Treviso propone a politica e associazioni di categoria un percorso condiviso per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità
Confcooperative Belluno e Treviso invita la politica regionale e le associazioni di categoria a sviluppare una progettualità condivisa che favorisca l’autonomia e il reinserimento sociale e lavorativo delle persone con disabilità.
Il tema del lavoro e della tutela dei lavoratori resta in cima all’agenda delle cooperative aderenti a Confcooperative Federsolidarietà Belluno e Treviso, che, in vista delle prossime elezioni, propongono un accordo quadro che metta in connessione le imprese del territorio e le cooperative di produzione lavoro e sociali di inserimento lavorativo, con l’obiettivo di favorire l’autonomia e il reinserimento sociale e lavorativo delle persone con disabilità da lavoro.
La materia è normata dall’articolo 14 del Decreto Legislativo 276/2003 (Legge Biagi), che rappresenta di per sé un potente strumento di sostegno al collocamento delle persone con disabilità. La legge da un lato obbliga aziende con più di 15 dipendenti ad assumere una percentuale di lavoratori fragili proporzionata alla forza lavoro complessiva, ma dall’altro offre l’opportunità di attivare convenzioni di Collocamento Mirato che consentono di assumere il lavoratore svantaggiato tramite cooperative sociali di tipo B, alle quali l’impresa affida commesse che coprano il costo dei lavoratori inseriti e i rispettivi costi di produzione. Per agevolare l’utilizzo di questa tipologia di convenzioni, in Veneto è stato sottoscritto un Accordo Quadro regionale che regola il ricorso al conferimento di commesse e al contempo fornisce alle aziende uno strumento operativo chiaro che consente di adempiere, in parte, agli obblighi previsti.
I dati
In regione i lavoratori con disabilità sono 36.540, dei quali 1.728 a Belluno e 6.495 a Treviso, per il 54% uomini e per la maggior parte (60%) di età compresa tra i 30 e i 54 anni, 929 in area bellunese e 3.845 nella Marca; la tipologia contrattuale più diffusa è quella del tempo pieno e indeterminato (il 91%), mentre i lavoratori impiegati a tempo parziale sono il 38% e di questi il 63% è donna (dati riferiti al rilevamento statistico 2024 di Veneto Lavoro “L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità in Veneto”).
Le imprese cooperative bellunesi e trevigiane registrano una limitata, ma in costante crescita, applicazione dello strumento e una diffidenza delle aziende che ne pregiudica una corretta applicazione.
Risultano attive in Veneto 311 convenzioni ex art. 14, stipulate da 276 aziende e 93 cooperative sociali, a favore di 622 persone con disabilità, con una distribuzione diversificata tra le province. La Marca si distingue per il maggior numero di convenzioni attive, ben 91, pari al 29% del totale, con 199 lavoratori impiegati; sono 89 le aziende attive al fianco di 23 cooperative. A Belluno, invece si contano 19 convenzioni, stipulate fra 3 cooperative e 15 aziende, che danno lavoro a 91 persone con disabilità.
Le proposte
“Non si tratta semplicemente di adempiere ad un obbligo di legge” – chiarisce Andrea Favaro, delegato area inserimenti lavorativi Federsolidarietà Belluno e Treviso – “ma di dare pieno valore ad un dispositivo che garantisce dignità alle persone e al lavoro e che, per essere sviluppato in modo coerente, richiede una concertazione condivisa fra decisori, associazioni di categoria e imprese, cooperative e non”.
“Riteniamo sia indispensabile attivare un tavolo di confronto sul costo del lavoro, aperto alla partecipazione di tutte le rappresentanze degli attori coinvolti, che definisca la gestione degli appalti, pubblici e privati, che prevedano l’inserimento di soggetti svantaggiati e deboli; – sottolinea Luca Sartorato, presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso – diventa importante, in quest’ottica, individuare regole di comportamento condivise che consentano di allineare la cooperative e i committenti per evitare fenomeni di sfruttamento e lavoro sottocosto, a tutela di tutti i lavoratori, e supportare le imprese sociali e la rete con una cabina di regia condivisa tra pubblico e privato”.
“Ogni inserimento in base all’articolo 14 può portare la persona difficilmente collocabile da una posizione sociale di assistito, quindi un costo, ad una posizione di contribuente, ascrivendolo quindi al ruolo di cittadino partecipante alla comunità.” – rimarca Sartorato – “Se non vogliamo fare degli inserimenti per valore morale ed etico, facciamoli perché conviene alla comunità, anche in termini economici.”
Un primo passo è stato raggiunto con la sottoscrizione del Protocollo d’intesa tra l’INAIL e Confcooperative, Legacoop e AGC, che mette a sistema il potenziale e l’azione svolta dalle imprese cooperative con il preciso obiettivo di valorizzare le competenze maturate in particolare dalle cooperative sociali nella promozione del lavoro dignitoso, in maniera inclusiva.
Proprio la spinta dell’accordo, che suggerisce la predisposizione di elenchi regionali di cooperative e imprese sociali associate per la realizzazione di percorsi di accompagnamento finalizzati al recupero delle abilità e all’inclusione sociale, diventa motore della proposta, avanzata da Federsolidarietà Belluno e Treviso, di dare vita, in collaborazione con le altre associazioni di categoria del territorio, ad un accordo quadro che garantisca la qualità dei servizi, la tutela del lavoro e il valore della cooperazione di qualità. Sulla scorta dell’esperienza maturata da Impact, progetto pilota in Italia sviluppato a Bergamo, l’iscrizione al registro dovrebbe essere indice di un esito positivo della revisione cooperativa e dall’applicazione di contratti sottoscritti dalle principali Centrali Cooperative.




