Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto: capitale umano e nuove sfide nelle imprese venete
Il sistema, fatto di PMI e distretti industriali, affronta sfide decisive: transizione digitale, calo demografico e disallineamento scuola-lavoro. Riccardo Fornasier, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto, indica la formazione e la valorizzazione dei talenti come leve per la crescita futura
Il Veneto produce eccellenze, ma fatica a trattenere chi le rende possibili: le persone. Giovani che emigrano, imprese che non trovano i profili necessari, laureati STEM troppo pochi rispetto alle richieste del mercato. Le transizioni digitale, demografica e sostenibile corrono più
veloci delle aziende e rendono urgente un investimento strutturale nella formazione, nelle politiche attive del lavoro e nel ricambio generazionale.
Presidente Fornasier, il “capitale umano” è considerato decisivo per la competitività delle imprese. Qual è lo stato dell’arte in Veneto?
«Il capitale umano è senza dubbio decisivo per la competitività di un tessuto produttivo come quello veneto composto essenzialmente da piccole e medie imprese e basato su prodotti molto customizzati e tailor made. Negli ultimi anni il Capitale Umano – non solo in Veneto – sta vivendo fenomeni che vanno compresi e, per quanto possibile, governati: fuga di giovani talenti e transizioni digitale, demografica e di sostenibilità. Processi veloci e trasversali che mettono sotto pressione il sistema produttivo e il mercato del lavoro.
Una recente proiezione dell’Università di Padova stima che, tra vent’anni, in Veneto ci saranno 700 mila persone in età lavorativa in meno rispetto a oggi. È una sfida enorme: dobbiamo rimettere al centro la persona e costruire un sistema di formazione e politiche attive che consenta a tutti, a prescindere dall’età, di rimanere competitivi. Senza investimenti nella formazione rischiamo di compromettere la capacità di innovare e di costruire un futuro sostenibile e inclusivo. Occorre trattenere le risorse che abbiamo formato, spesso valorizzate altrove. Oggi solo le grandi organizzazioni riescono a offrire un welfare adeguato ai collaboratori. Troppo spesso, invece, abbiamo visto incentivi privi di visione e senza un reale impatto positivo sulla vita dei lavoratori e delle imprese».
Quale ruolo gioca l’Academy Giovani Imprenditori Confindustria Veneto, nata nel 2024 in collaborazione con il CUOA Business School, nella formazione della futura classe dirigente e nella valorizzazione del capitale umano nelle imprese venete?
«L’Academy G.I. si pone l’obiettivo di aiutare i giovani associati a comprendere meglio la struttura di Confindustria e a potenziare le proprie soft skill. Il confronto diretto e sincero tra i partecipanti diventa la base di possibili rapporti lavorativi e non solo. Spesso veniamo descritti come dei gran lavoratori nei nostri territori e tuttavia incapaci di abbandonare i nostri campanili. L’Academy nasce per dare alla futura classe dirigente associativa e imprenditoriale una “cassetta degli attrezzi” utile a gestire positivamente relazioni sindacali, istituzionali e con i media».
Come valuta il rapporto tra sistema educativo/universitario e mondo produttivo?
«Il sistema formativo veneto è senza dubbio di eccellenza e lo dimostra il fatto che i nostri cervelli vengono apprezzati in tutto il mondo. L’obiettivo deve essere quello di permettere a questi giovani di crescere qui, senza considerare il territorio solo un luogo di villeggiatura o attrattivo per incentivi fiscali.
Purtroppo, nonostante l’ottimo rapporto tra accademia e imprese in Veneto spesso il sistema produttivo fa fatica a trovare i lavoratori di cui necessita. Secondo i dati Excelsior 2024 le figure più difficili da reperire sono quelle con un’istruzione terziaria (università, accademie, Its): in questo gruppo, il 59% dei profili richiesti risulta difficile da trovare. Anche tra i diplomati e tra chi ha terminato solo la scuola dell’obbligo, il tasso di difficoltà resta alto, al 53%.
Per ridurre questo mismatch tra domanda e offerta di lavoro serve un nuovo approccio all’orientamento scolastico e formativo che incrementi le occasioni di virtuosa contaminazione tra istituzioni scolastiche/formative e imprese e loro rappresentanze, passando da una logica di singolo intervento ad un approccio più sistemico. Ritengo fondamentale valorizzare la filiera tecnico-professionale, a partire dalle ITS Academy, che grazie al forte legame con il territorio garantiscono eccellenti performance occupazionali. In questa direzione si inserisce anche la sperimentazione del modello “4+2” (quattro anni di scuola secondaria superiore più due di ITS Academy), pensata per rafforzare la formazione tecnica e professionalizzante.
Un’altra azione prioritaria riguarda la promozione dei percorsi STEM all’università, attraverso apprendistati mirati e dottorati industriali nei distretti territoriali. Purtroppo, come evidenziato dal recente Digital Decade Country Report 2025 della Commissione Europea, i laureati in discipline STEM restano ancora troppo pochi: proprio quei profili che il mercato del lavoro richiede con più urgenza e che risultano decisivi per garantire innovazione e competitività.».
Nel suo discorso da neopresidente del Gruppo Giovani Imprenditori Veneto ha citato il passaggio generazionale tra le priorità strategiche. Quali strumenti possono facilitare il ricambio generazionale mantenendo competitività e continuità imprenditoriale?
«Molti di noi hanno la fortuna di custodire un sapere (fare) antico, una tradizione familiare centenaria. Come Giovani Imprenditori veneti auspichiamo che sempre più giovani abbiano la volontà di mettersi in gioco guidando le aziende del territorio. E non penso solo alle aziende con più storia ma a tutte quelle che potrebbero essere create nel prossimo futuro. Il passaggio generazionale è una delle fasi che caratterizza la vita di una azienda.
Tutti noi siamo diventati adulti e lo abbiamo fatto grazie alle esperienze più o meno positive che abbiamo saputo affrontare. Le diverse generazioni presenti ai vertici dell’azienda possono sembrare a prima vista dicotomiche ma nella realtà sono complementari ed hanno in comune molto più di quanto possano ritenere; ci sono moltissime esperienze positive anche tra i nostri Giovani Imprenditori associati che lo dimostrano. Ciò che serve per un passaggio generazionale vincente è una corretta pianificazione perché solo una strategia lungimirante ed orientata alla continuità aziendale diventa vincente».
La “fuga dei cervelli” rappresenta ancora una criticità per l’Italia: quali politiche o iniziative ritiene utili per trattenere o richiamare talenti, anche nel contesto imprenditoriale veneto?
«Secondo i dati della Fondazione Nord Est il saldo migratorio nazionale dei 18-34enni nel periodo 2011-2023 è negativo per 377mila persone. Il dato reale è tre volte più ampio, perché molti mantengono la residenza italiana. Nel 2023 la Lombardia ha il saldo peggiore (-5.760) seguita dal Veneto (-3.759), che però ha una popolazione di molto inferiore. L’emigrazione aggrava il calo di giovani italiani, scesi da 13,5 milioni nel 2000 a 9,1 milioni nel 2024. Come giovani italiani siamo capaci di farci apprezzare in tutto il mondo per le nostre competenze acquisite in un sistema formativo di eccellenza, pur avendo il nostro Paese una spesa pubblica ancora troppo contenuta per la voce istruzione. Alla luce di ciò dovremmo evitare di regalare i nostri talenti ai nostri diretti competitor globali.
Per farlo è necessario pensare a soluzioni molto diverse rispetto a quelle fin qui adottate. Mettere nelle condizioni un giovane di potersi esprimere all’interno del proprio territorio parte dal presupposto che questo giovane possa trovare un luogo che riconosce come casa. Miraggio per molti di coloro che decidono di andare altrove. Il problema purtroppo non risiede solamente al di fuori del mondo aziendale, anzi, negli ultimi anni il numero di amministratori d’azienda under35 è in costante discesa. Una collettività che non considera centrale lo sviluppo ed il prosperare attraverso le nuove generazioni è destinata a soccombere. Probabilmente nel prossimo futuro, a causa della difficile situazione dei conti pubblici, anche per i contribuenti veneti saranno introdotte le addizionali regionali fino ad oggi mai utilizzate.
Auspico che queste nuove risorse siano utilizzate per programmi funzionali alla creazione di migliori condizioni per tutti i giovani che vogliono insediarsi nel nostro territorio. Per fare un esempio concreto penso alla creazione di un fondo regionale di garanzia che permetta ai giovani di poter acquistare la loro prima casa, magari convertendo gli edifici attualmente dismessi senza che le pratiche burocratiche diventino il maggior costo della ristrutturazione stessa e permettendo ai costruttori di avere una tassazione agevolata qualora sviluppino e vendano soluzioni per giovani coppie. Dal punto di vista aziendale sarebbe opportuno permettere ai giovani meritevoli di poter affiancare le figure apicali creando bandi di sviluppo aziendale maggiormente premianti la S e la G di ESG, così da aumentare l’impatto positivo che l’impresa può portare al territorio sul quale vive e si sviluppa».
 
								 
							



