Padova: carta d’identità promossa con lode

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I dottori di ricerca a Padova guadagnano più della media italiana, si diplomano prima dei 31 anni, hanno un’alta occupazione e vocazione internazionale. Della carta d’identità di questi dottori ne abbiamo parlato con Massimiliano Zattin, prorettore con delega al dottorato e post lauream dell’Università degli Studi di Padova

Guadagnano più della media italiana (il cui stipendio minimo mensile è fissato in 1.195 euro netti), si diplomano prima dei 31 anni e hanno uno spiccato “internazionalismo”. È questa la carta d’identità dei circa 2.100 dottori di ricerca dell’Università di Padova (2.700 sono invece i docenti), sui quali, come afferma Massimiliano Zattin, prorettore con delega al dottorato e post lauream, «l’ateneo di Padova continua a investire, visto il ruolo fondamentale che questi giovani pieni di volontà di imparare hanno sul sistema della ricerca dottorale».

In totale il “sistema” prevede 255 borse e 42 corsi di dottorato. A Padova c’è inoltre un alto tasso di occupazione, tanto che i dottorandi provengono sempre più da atenei esteri, seppure a fare la parte del leone sono sempre i Paesi non economicamente avanzati, laddove raramente si assiste a un completamento degli studi dagli Stati Uniti o dal resto dell’Europa occidentale (entrambe realtà che peraltro vantano numeri ben più alti rispetto alla media italiana).

Resta invece alta la “fuga dei cervelli” verso l’estero. La vocazione internazionale è testimoniata, infatti, non solo dalla crescente percentuale di dottori che si è laureata in un Ateneo estero (14 per cento contro una media nazionale dell’11 per cento), ma anche dal 59 per cento di dottorandi che ha trascorso un periodo all’estero, superiore a 6 mesi per il 26 per cento di loro (Paesi più gettonati: Francia, Germania e Stati Uniti). «Uno dei nostri obiettivi – spiega Zattin – è rendere questo “passaggio” non definitivo. Così molti dottorandi tornano in Italia dopo sei mesi di co-tutela bilaterale».

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Massimiliano Zattin

L’Università di Padova – come detto – continua comunque a investire sulla formazione, visto il ruolo fondamentale che questi giovani hanno sul sistema della ricerca di ateneo. «I dati di Almalaurea ci restituiscono risultati molto lusinghieri: siamo attrattivi ed efficaci nella formazione – afferma il prorettore Zattin –. Continueremo a insistere sulla strada intrapresa: si è recentemente conclusa la prima tornata di selezioni per 479 posizioni di dottorato, alle quali se ne aggiungeranno un altro centinaio attraverso un bando legato a risorse Pnrr che prevede il co-finanziamento da parte di aziende».

“Disastrosa”, però, la situazione abitativa in città. «È molto faticoso per uno studente o un dottorando, soprattutto se stranieri – dice Zattin – trovare una casa a un prezzo sostenibile. Ma sembra che la situazione possa cambiare favorevolmente in pochi anni: il settore privato sta investendo in nuove costruzioni e il Pnrr ha dato a questo passaggio un importante impulso».

I dati relativi ai dottori di ricerca del 2023 mostrano a Padova un’età media al momento del conseguimento del titolo di 30,9 anni, sensibilmente inferiore rispetto ai 32,4 della media italiana. E non esiste alcun gender gap

nei dottorati padovani («Casomai questo si sviluppa successivamente», specifica Zattin).

L’attività di ricerca si è svolta in gruppi ben organizzati nell’83,1 per cento (media italiana 78 per cento) ed è stata supportata da adeguati finanziamenti per l’88,4 per cento dei casi (ben superiore alla media italiana dell’81 per cento) e ha prodotto almeno una pubblicazione per l’85,5 per cento dei dottori (tra questi, il 93,8 per cento l’ha realizzata in inglese).

Questi numeri, estremamente positivi, si traducono in un tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo che raggiunge il 91,1 per cento, con una retribuzione netta mensile di 2012 euro, superiore alla media italiana di 1.902 euro. La situazione economica di chi svolge il dottorato di ricerca in Italia resta comunque precaria e impedisce alla maggioranza della popolazione dottorale di mettere da parte qualche risparmio o potersi permettere una spesa imprevista.

Da notare, infine, che l’85,5 per cento dei dottori di ricerca a Padova è impiegato in professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, pienamente congruenti quindi con il percorso dottorale appena terminato. In definitiva, il titolo è risultato molto efficace per il lavoro svolto nel 76 per cento dei casi.

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