Dall’azienda al patrimonio: perché sempre più imprenditori cedono l’azienda?
Dal disinteresse dei figli alle divergenze familiari, fino alle proposte dei fondi: il boom dei “liquidity event” apre la strada a un nuovo alleato, il Family Office. La figura del Family Office al centro di un importante convegno.
Perché oggi un’azienda si vende? Le ragioni sono molte, e spesso si intrecciano tra loro, ma i numeri aiutano a mettere ordine. Secondo le analisi più recenti, oltre un terzo delle imprese (35%) arriva alla vendita perché la next generation non è interessata a proseguire l’attività: il passaggio generazionale, insomma, sempre più spesso “si inceppa”. Un altro 15% delle aziende cede il passo a causa di divergenze familiari sulla gestione futura, e un ulteriore 20% per difficoltà economiche o strategiche. Infine, il 30% degli imprenditori decide di uscire dal business di fronte a proposte economiche particolarmente vantaggiose da competitor, investitori industriali, fondi di private equity o altri operatori del mercato.
Se la vendita dell’azienda per l’imprenditore è un momento cruciale, una sorta di “svolta di vita professionale”, spesso avere molta liquidità, di colpo, può diventare complesso, ed è qui che il Family Office diventa decisivo, una figura nata nei Paesi anglosassoni che si sta affacciando anche in Italia con trend in crescita impressionante. Questa figura è stata al centro del convegno “Le vie della crescita. Strategie competitive nelle aziende familiari” a Villa Zileri Motterle, Vicenza. Un appuntamento di alto profilo che ha indagato il ruolo del Family Office partendo da temi come demografia, passaggio generazionale e finanza straordinaria.
La dinamica è chiara: mentre la forbice tra patrimoni elevati e patrimoni bassi si amplia, cresce anche la necessità di affidarsi a professionisti in grado di applicare standard internazionali nella gestione del patrimonio (aziendale ma anche investimenti finanziari, investimenti immobiliari, beni mobili, oggetti d’arte). In pratica, ciò che un tempo era appannaggio delle grandi dinastie industriali americane oggi diventa uno strumento sempre più rilevante anche per molte famiglie imprenditoriali italiane.
L’obiettivo è duplice: diversificare il rischio, affiancando ai redditi d’impresa nuovi investimenti in asset finanziari, immobiliari, partecipazioni e strumenti di lungo periodo e costruire “cuscinetti di sicurezza”, riserve patrimoniali capaci di garantire stabilità all’azienda, alla famiglia e ai processi successori nelle fasi critiche.
Uno strumento fondamentale appannaggio del Family Office è la costruzione di un report del consolidato patrimoniale per aiutare ad orientare le scelte migliori. Al centro della discussione anche le logiche di investimenti finanziari che, oggi, includono strumenti molto diversi (fondi venture capital, fondi immobiliari e di private equity ) anche alla luce delle regole internazionali che oggi ci sono per gestire i grandi patrimoni finanziari.
Ad animare il dialogo di fronte a una platea di stakeholder della finanza e imprenditori del territorio, il Prof. Salvatore Sciascia, Professore Ordinario di Strategia Aziendale all’Università Cattaneo – LIUC, dove dirige FABULA, la Prof.ssa Alessandra Tognazzo, Associata di Family Business & Entrepreneurship all’Università di Padova e Rosanna Callegari, Independent Family Officer e founder di Family Values, con lunga esperienza nei modelli svizzeri di gestione patrimoniale.
La Prof.ssa Alessandra Tognazzo ha affrontato il tema dei cambiamenti in atto nelle famiglie contemporanee e del loro impatto sul futuro delle imprese familiari. Ha evidenziato come spesso questi mutamenti vengano sottovalutati nell’analisi delle traiettorie evolutive delle aziende, richiamando l’attenzione su dinamiche identitarie, nuovi equilibri familiari e forme emergenti di partecipazione della next generation. Nel suo intervento ha inoltre approfondito gli elementi di strategia aziendale che possono favorire longevità e crescita di lungo periodo, soffermandosi sulle condizioni che permettono alla nuova generazione di contribuire in modo attivo allo sviluppo dell’impresa e sulle resistenze al cambiamento che talvolta ne frenano la piena integrazione.
La Dott.ssa Rosanna Callegari, Independent Family Officer, si è concentrata sul tema della governance familiare come architettura fondamentale per lo sviluppo dell’impresa. Ha illustrato gli elementi chiave di una buona governance — chiarezza delle regole, allineamento strategico, patti di famiglia e processi decisionali strutturati — sottolineando il valore della diversificazione patrimoniale nella definizione delle migliori strategie competitive. La diversificazione, ha spiegato, non è un’alternativa alla strategia aziendale, ma una componente essenziale della strategia complessiva di famiglia e impresa.
Callegari ha inoltre discusso l’esigenza, per l’imprenditore, di evolvere verso una vera e propria mentalità da investitore: un passaggio culturale che il Family Officer facilita attraverso educazione finanziaria, strutturazione del patrimonio e costruzione di una visione di lungo periodo.
Il Prof. Salvatore Sciascia ha approfondito il tema dei bisogni che possono portare una famiglia imprenditoriale ad aprirsi ai capitali esterni. Ha descritto tre categorie principali: bisogni di business, legati a sviluppo o turnaround aziendali; bisogni di famiglia, connessi alla crescita del nucleo o alla gestione dei conflitti; e bisogni di passaggio generazionale, spesso emergenti in assenza di eredi o in presenza di eredi non interessati alla guida dell’impresa.
Nel secondo intervento ha illustrato le principali strategie di corporate finance e le diverse forme di operazioni straordinarie a supporto della crescita delle imprese familiari — dalla crescita organica alle operazioni di M&A, dalle raccolte di capitale (equity familiare, debito, investitori industriali, private equity, IPO) fino alla cessione di maggioranza o minoranza. Infine, ha analizzato le ragioni delle resistenze che le famiglie imprenditoriali manifestano verso tali operazioni, attribuendole alla divergenza degli orizzonti temporali, al differente orientamento al rischio, alla complessità delle valutazioni e al timore di sacrificare la componente socio-emozionale del patrimonio familiare.




