Radicchi IGP: la valorizzazione del radicchio di Treviso passa per la tutela del prodotto. Per esaltare la distintività del radicchio di Treviso serve una riforma delle denominazioni
“Un prodotto unico per il suo legame indissolubile con il territorio da cui proviene per le sue caratteristiche e che diventa modello ancora di più in un momento in cui il settore dell’ortofrutta in Veneto, ma non solo, soffre” ha detto Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia e responsabile mercati ed internazionalizzazione Coldiretti, intervenuto oggi a Scorzè (Ve) all’evento “Radicchi IGP. Nuove opportunità e prospettive di filiera e internazionalizzazione” che ha visto la presenza anche del Ministro Lollobrigida insieme ai produttori e dirigenti di Coldiretti: Giorgio Polegato presidente provinciale di Coldiretti Treviso e direttore Giuseppe Satalino di Coldiretti Treviso con la presidente provinciale di Venezia Tiziana Favaretto.
Calo di produzione legato ad eventi climatici estremi, prezzi di vendita inadeguati rispetto a costi di produzione, carenze logistiche che rendono difficilmente raggiungibili mercati internazionali, mancata armonizzazione dei principi non solo con i paesi terzi, ma all’interno dell’Unione Europea: sono solo alcune delle difficoltà del settore sottolineate da Scordamaglia. “In questo contesto – precisa l’amministratore delegato – noi siamo convinti che il radicchio di Treviso è un prodotto che se ben gestito può diventare il modello ideale per superare queste criticità”.
“Il primo passo è esaltarne e promuoverne la vera distintività e la riflessione avviata da Coldiretti col Consorzio per differenziare maggiormente questa indicazione geografica è non solo attuale ma necessaria” ha detto Scordamaglia e ha aggiunto: “Dobbiamo interrogarci su cosa si potrebbe migliorare in una situazione in cui rispetto ad un’area di produzione complessiva stimata sui 4.000 ettari solo il 10% della produzione venga certificata come IGP”.
“Per non disorientare il consumatore la nostra proposta è trasformare la I.G.P. ‘RADICCHIO ROSSO DI TREVISO’ in una D.O.P. ‘RADICCHIO DI TREVISO’ che comprenda il solo tipo tardivo (e con esclusione del tipo precoce) la cui produzione è intimamente legata alla presenza delle acque di risorgiva del bacino del fiume Sile” dicono da Filiera Italia e proseguono: “Tuttavia fino a quando i prezzi di acquisto da parte della grande distribuzione rimarranno così bassi da mortificare il prodotto e non coprire i costi di produzione non sarà possibile cambiare realmente pagina. Al riguardo lo strumento più efficace è rappresentato dal contratto di filiera meglio se ulteriormente stimolato da forme di supporto pubblico destinate esclusivamente alle parti che aderiscono al contratto stesso analogamente a quanto fatto insieme al governo per il grano”.
“E – conclude Scordamaglia – una volta esaltata la distintività e la riconoscibilità del prodotto e garantita la sua redditività con una modifica dell’indicazione geografica, si apra un’azione di promozione sui vari mercati internazionali, come già fatto con successo per altri prodotti grazie al contributo di Ice che ringraziamo perché senza il suo supporto coordinato con quello del Ministro Lollobrigida non avremmo mai raggiunto i risultati attuali, ma soprattutto mai osato fissare gli ulteriori obiettivi ambiziosi ma raggiungibili dei 100 miliardi di export agroalimentare”.




